I giovani e la donazione di sangue
Da alcuni dati emersi nella ricerca presentata al MIUR (Ministero dell’Istruzione dell'Università e della Ricerca) dal titolo "Il vissuto e l’immaginario degli adolescenti nei confronti della donazione del sangue",
il 66% dei giovani delle scuole medie (secondarie di primo grado) ritiene la donazione di sangue un gesto di alto valore per aiutare il prossimo e solo il 6% si dichiara non interessato all'argomento.
L’indagine, che ha coinvolto 2.100 studenti di scuola media di tutta Italia, è stata curata dall'Avis nazionale e dalla Società Italiana di Pediatria, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza e l’Associazione Laboratorio Adolescenza, al fine di comprendere in che modo i giovani si relazionano con il dono e mettere in atto strategie di sensibilizzazione efficaci.
"I 9 milioni di studenti della nostra scuola sono un grande veicolo di formazione e diffusione di valori. Per questo ringraziamo AVIS per l’attività che svolge in un periodo come quello attuale per combattere la crisi di valori in atto" spiega il sottosegretario del Ministero.
Per l'Avis, questa ricerca permette di comprendere quali sono gli spazi di intervento per aumentare il coinvolgimento giovanile. L'Avis promuove non solo la donazione periodica come atto concreto per rispondere a un bisogno di salute, ma anche un percorso culturale e l’educazione a uno stile di vita sano. Per l'Avis è inoltre importante collaborare con altri soggetti, in primis con il mondo della scuola, che permette di aumentare la sua penetrazione tra le nuove generazioni e veicolare messaggi positivi per incrementare la partecipazione dei giovani alla vita sociale.
I risultati della ricerca, inoltre, hanno dimostrato che gli abitudini e stili di vita degli adolescenti sono confortanti perché dimostrano che la cultura solidale è una realtà ben radicata tra i giovanissimi. Al tempo stesso dimostrano che è necessario rafforzare la corretta informazione riguardo alle caratteristiche della donazione, alla conoscenza del proprio gruppo sanguigno e soprattutto al valore etico della donazione quale unico strumento possibile per salvare vite umane, non sempre sostituibile dai farmaci.
L’obiettivo dell’indagine è stato quello di riuscire ad avere un primo quadro di riferimento sul rapporto tra adolescenti e donazione di sangue, a livello di identificazione, percezione individuale e conoscenze in merito. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’esistenza della pratica della “donazione di sangue” appare universalmente nota anche quando, per ragioni anagrafiche, è comunque qualcosa che non può essere vissuta personalmente (già a partire dalle scuole medie ne ha sentito parlare oltre il 95%). Le fonti dalle quali questa informazione è stata acquisita sono in grande prevalenza la televisione e la famiglia. La scuola, indicata dal 68% del campione intervistato, appare quindi essere più "indietro".
La constatazione che altri canali di informazione, come ad esempio Internet (in genere molto utilizzato in quella fascia di età) o giornali/riviste, siano meno indicati è chiaro segno che l’informazione sulla donazione di sangue, all’età del nostro campione, risulta più “subita” che cercata.
Sul fronte della percezione individuale, il 66% tra gli studenti delle scuole superiori considera la donazione di sangue «una cosa giusta da fare per aiutare il prossimo», mentre meno del 6% la considera «un argomento che non interessa».
Per il 90% donare il sangue è un gesto di altruismo e solidarietà, e per il 70% è utile anche per la salute del donatore.
D’altra parte il 21% pensa che donare il sangue possa essere rischioso per il donatore, e il 34% ritiene che farlo sia doloroso. Dolore ma soprattutto paura di effetti collaterali, come è emerso dai focus group – sono risultati essere di gran lunga i deterrenti maggiori alla decisione di diventare donatori di sangue. Sia pure con un po’ di confusione argomentativa, molti ragazzi hanno fatto riferimento ad «errori trasfusionali», «aghi infetti», e «carenze igieniche». I più disponibili alla donazione sono risultati i ragazzi del sud (22,7%), mentre i meno disponibili quelli del nord-ovest (16,8%). Altro dato da mettere in evidenza: il 44% dei giovani dichiara di non conoscere il proprio gruppo sanguigno. «Un dato già non positivo che diventa molto più allarmante se si considera il test sulle scuole superiori in cui la percentuale di maggiorenni che non lo conosce è ancora il 38%».
Fonte AVIS Nazionale