Altri tipi di donazione
Accanto alla descritta donazione di sangue venoso, ne esiste un'altra che va a prelevare il sangue della placenta di una madre o del cordone ombelicale di un neonato, al momento del parto.
Nozioni preliminari
Il Cordone Ombelicale
Il Cordone Ombelicale è un grosso e robusto funicolo di 50 cm circa, tortuoso e flessibile, ripieno di materiale gelatinoso (Gelatina di Wharton), che collega il feto alla placenta. Al suo interno, immerse nella densa gelatina, scorrono due fini arterie ombelicali che portano sangue venoso dal feto alla placenta, e una grossa vena ombelicale che, in direzione opposta, porta sangue arterioso dalla placenta al feto.
La formazione del cordone ombelicale si completa alla 5a settimana della vita embrionale.
La Placenta
La placenta è un organo spugnoso, molto vascolarizzato, che mette in intimo contatto il feto con la madre nelle pareti della cavità uterina. La placenta ha la forma di una focaccia rotondeggiante, d’aspetto carnoso e di colore rosso scuro. Una faccia è immersa nella mucosa uterina e l'altra "libera" porta al centro l’inserzione del cordone ombelicale. Al termine della gravidanza, la placenta ha un diametro di 16-20 cm, uno spessore massimo al centro di 3-4 cm e un peso di 500-600 gr.
Con il parto, la placenta esaurisce le sue funzioni, che sono principalmente nutritiva e respiratoria, e viene espulsa dopo il feto, nel corso del secondamento.
La circolazione del sangue nella placenta
Nella placenta si incontrano due ampi letti vascolari, uno fetale e l’altro materno, in intimo contatto tra loro, ma rigorosamente separati dall’epitelio di rivestimento dei villi coriali e dall’endotelio dei capillari fetali. Le arterie ombelicali provenienti dal feto, lungo il cordone ombelicale, si suddividono nella placenta in vasi sempre più piccoli, fino alle estreme diramazioni, che si distribuiscono in ricche reti di capillari e sinusoidi all’interno dei villi, sotto la loro superficie. I villi coriali, come già
detto, sono immersi nel sangue arterioso materno che circola nelle lacune vascolari. La circolazione del sangue nelle lacune è facilitata dalla pressione sanguigna esistente nel circolo materno, dalle contrazioni della muscolatura uterina e dal movimento dei villi dovuto alle pulsazioni dei vasi del circolo fetale. Il movimento del sangue è piuttosto lento e questo favorisce gli scambi nutritivi e gassosi tra sangue fetale e materno, nei due sensi. L’anidride carbonica e i prodotti di
rifiuto portati dalle due arterie ombelicali, fino ai villi, filtrano nel sangue materno e vengono scartati, mentre l’ossigeno, le sostanze nutritive e altri elementi essenziali , come vitamine, ormoni, minerali e anticorpi passano dal sangue materno a quello fetale. Il sangue fetale, divenuto arterioso, viene quindi trasportato dai capillari venosi dei villi fino alla grande vena ombelicale che lungo il cordone, lo porta dalla placenta al feto, fino al fegato, dove viene immesso nella circolazione generale. La placenta assolve dunque alla funzione respiratoria del feto prima della nascita.
Il sangue del cordone ombelicale
Il sangue del cordone ombelicale (SCO) è sangue fetale che, come abbiamo visto, circola dal feto alla placenta nelle due arterie ombelicali, come sangue venoso, e viceversa dalla placenta al feto, come sangue arterioso, nella vena ombelicale. Il SCO è ricco di cellule staminali emopoietiche (CSE), cioè di cellule progenitrici, simili a quelle del midollo osseo, capaci di autoriprodursi e di generare continuamente tutte le cellule mature del sangue e del sistema immunitario. Rappresenta
perciò una fonte preziosa di CSE che, come il midollo osseo, permette di curare col trapianto malati affetti da malattie gravi come leucemie, linfomi, sindromi mielodisplastiche, mielomi, anemie congenite e acquisite, talassemie, malattie congenite dismetaboliche e del sistema immunitario, e alcune forme di tumori solidi.
Ma il sangue cordonale presenta alcune peculiarità importanti nella composizione cellulare. Il numero di CSE che contiene è molto minore di quello del midollo osseo, ma le CSE cordonali sembrano essere cellule più primordiali di quelle del midollo osseo e dotate di una maggiore capacità proliferativa. Inoltre il SCO è ricco di cellule T regolatorie (Treg) dotate di una importante capacità immunosoppressiva sulle risposte alloimmuni, ed è relativamente povero di cellule T mature dotate di normale reattività immune. Questo può render conto di alcune differenze importanti tra i trapianti di midollo osseo e quelli di sangue cordonale, come per esempio la minore incidenza e gravità della GVHD (malattia del trapianto contro l’ospite) in questi ultimi. Va infine ricordato che nel SCO sono presenti, accanto alle CSE, altre cellule progenitrici deputate alla riproduzione di cellule e tessuti non-emopoietici, come le cellule staminali mesenchimali (CSM) e le cellule progenitrici endoteliali (CPE). Questo rende il SCO di particolare interesse per lo studio dell’ipotesi di una possibile terapia rigenerativa.
Che scopo ha la donazione di sangue ombelicale o placentare?
Placenta e cordone ombelicale contengono, oltre ai tradizionali elementi sanguigni (emociti e plasma), una certa quota di cellule straordinarie, le cosiddette cellule staminali ematopoietiche.
Le cellule staminali ematopoietiche, dette anche cellule del midollo osseo, sono le cellule progenitrici del sangue. Esse possiedono la capacità di replicarsi continuamente e scegliere se diventare globuli rossi, globuli bianchi o piastrine.
Grazie alle loro potenzialità, rappresentano un possibile trattamento per malattie del sangue, come le leucemie e alcune malattie del sistema immunitario, le quali sono caratterizzate da un'insufficiente attività del midollo osseo.
Il prelievo delle cellule staminali ombelicali o placentari avviene subito dopo che un bambino è nato. Lo scopo per il quale si preleva il SCO è quello del trapianto di CSE, sia a beneficio dello stesso neonato o dei suoi familiari, quando è necessario, sia soprattutto a beneficio della grande maggioranza dei malati che non dispongono di un donatore compatibile nella famiglia. Il prelievo richiede il consenso dei genitori, ma non è rischioso, né per la madre né per il neonato.
La procedura è molto semplice e consiste nella conservazione, in una cella frigorifera apposita, del cordone ombelicale e/o della placenta.
Per maggiori informazioni, rivolgersi alle associazioni ed ai centri specializzati.